giovedì 24 luglio 2014

Costruire ponti in Medio Oriente

Manuela Dviri è nata a Padova e dal 1968 vive a Tel Aviv. La sua vita ha un prima e un dopo: il 26 febbraio 1998 suo figlio minore Jonathan, soldato di leva, venne ucciso in Libano in un combattimento con Hezbollah. Da allora Dviri, scrittrice, giornalista, attivista, non ha mollato un giorno nella sua personale battaglia contro la guerra. Da decenni costruisce ponti: prima tra  genitori israeliani e palestinesi che in guerra hanno perso i figli, con l'associazione Parents circle, poi con il suo progetto Saving children per curare bambini palestinesi, finora diecimila, negli ospedali israeliani.

 È  di ieri l'allarme Onu per i bombardamenti di Gaza, una strage di bambini.
 Infatti penso già a domani, a quando questa atrocità finirà e noi dovremo  curare questi bambini. Il mio è ormai un punto di vista concreto, al di là della politica.

Ma  è la politica che prende le decisioni sbagliate. 
Manuela Dviri
Non c'è dubbio. La guerra non serve e le colpe di Netanyahu sono state enormi, anche se ora capisco un capo di stato che dice che finchè ci sono i tunnel che mettono a rischio la sua popolazione deve intervenire, mentre Hamas che usa la gente come scudi umani non ha la mia simpatia. La verità però è che l'unica cosa che capisco è il dolore e l'unica cosa che posso fare è cercare di ridurre il dolore. Lavoro al centro Peres per la pace: una collega, araba, collabora con una donna medico israeliana che l'altro giorno ha perso un  parente stretto, un soldato. Quelle due donne si sono abbracciate. Ecco, io parto da lì.

Nemmeno l'iniziativa del Papa è servita.
Le buone parole non bastano e la politica internazionale è afona: Israele e Palestina sono come due lottatori avvinghiati, che da soli non riescono a divincolarsi. Ma mi chiedo, dov'è l'Europa?

Voi che siete contro la guerra siete minoritari.
Quando ci furono anche in Israele i movimenti di occupy per il caro vita io chiesi ai ragazzi: ma se il prezzo dello yogurt è alto non sarà perchè spendiamo follie in spese militari?  Non è per questo che dovremmo protestare? Ma credo che quello che sta succedendo in questi giorni potrebbe provocare una reazione: gli israeliani sono sempre più stanchi di guerra.

Cosa bisogna fare per cambiare?
Ripartire dalla società civile: penso ai 170 medici palestinesi che siamo riusciti a far istruire da medici israeliani e che adesso si parlano tutti i giorni.


©Riproduzione riservata

Pubblicato su Metro il 23 luglio 2014