domenica 3 agosto 2014

Io e l'Unità

Da qualche parte ho ancora la foto di gruppo con Gobaciov e Raissa, nella saletta vip di Linate, dove mi avevano spedito di corsa per un'intervista sulla vicenda dei soldi di Mosca, i finanziamenti più o meno occulti dati dal Pcus al Pci. Io me ne stavo un po' impalata, come Zelig accanto a un grande del mondo, cronista di solito impegnata su tutt'altre più domestiche vicende spedita lì sulla scottante questione del giorno per il solito insieme di coincidenze che capitano nei giornali. E all'Unità di più.
 All'Unità sono arrivata verso la fine degli anni Ottanta,  alla vigilia di trasformazioni impensabili e impreviste. Ci sono arrivata, tra le prime credo,  senza tessera di partito,  perché già allora il giornale si pensava sempre più giornale e meno organo di partito, in una ricerca di inevitabile indipendenza dal corpaccione del Pci che poi sarebbe diventato Pds, Ds, Pd...Un processo complicato, difficile e come hanno dimostrato gli anni successivi, forse irrealizzabile. Nel frattempo io in quel giornale ho imparato il mestiere da professionisti eccelsi animati da vera passione civile, ho imparato da che parte stare, ho imparato, in quel collettivo a volte impazzito di colleghi, anche il pensiero critico, cioè la fatica di non essere d'accordo sempre e su tutto, ma a viso aperto. Cose impagabili e uniche. Preziose.
 Poi nel 2000, ad agosto, come oggi (agosto è sempre il mese prediletto per liquidazioni e licenziamenti) l'Unità sospese le pubblicazione e dopo un mese me ne andai iniziando un'avventura completamente diversa a Metro, il primo gratuito italiano. Dove ho imparato molte altre cose, ma una fra tutte merita di essere qui citata: che i conti si fanno alla fine di ogni mese. Una lezione crudele che temo chi ha amministrato negli anni l'Unità non abbia tenuto sempre ben presente, subordinandola ad altre e ancora più contingenti convenienze politiche. Ciò non toglie che dopo la resurrezione nel 2001 quella dell'Unità è stata ancora una volta un'avventura intellettuale, politica e giornalistica bella e necessaria, che a volte mi ha fatto rimpiangere di non starci ancora dentro. 
Mi aspetto che una seconda resurrezione sia possibile, anche perché è necessaria: senza l'Unità chi darà mai voce in questo paese al mondo del lavoro e dei lavoratori?
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