giovedì 2 agosto 2018

Boudjedra, un laico radicale contro gli integralismi e i muri dell'Europa contro i migranti

Questa intervista è stata realizzata il 14 maggio 2018, prima dell'insediamento del Governo Conte (primo giugno 2018) e prima che si venisse a sapere di migliaia di migranti abbandonati nel deserto dalle autorità algerine negli ultimi 14 mesi, secondo un'inchiesta dell'Associated Press il 25 giugno 2018.


Rachid Boudjedra assieme a Gabriele Manca alla presentazione del concerto di Divertimento Ensemble

É un irriducibile combattente Rachid Boudjedra, 76 anni, intellettuale e scrittore algerino tra i più autorevoli e ascoltati, autore di capolavori della letteratura francese e araba (ha scritto in entrambe le lingue ) come Il Ripudio, La Pioggia, La Lumaca Testarda. Non ha difficoltà a definirsi da sempre comunista e ateo. Posizioni scomode, soprattutto la seconda, per le quali ha pagato un prezzo pesantissimo negli anni prima e durante la guerra civile, quando gli islamici del Fis (Fronte islamico di salvezza) lo condannarono a morte 8 volte, ben prima della fatwa a Salman Rushdie.  Lo incontriamo a Milano in occasione dell’esecuzione di un brano per coro e ensemble di Gabriele Manca, Lettres comme à l’envers  ispirato al suo libro Topographie idéale pour une agression caractérisée,  scritto nel 1975 e tradotto in 43 lingue,  viaggio delirante di un immigrato nordafricano analfabeta nel metrò di Parigi, che finirà ucciso nell’indifferenza generale. Una riflessione sferzante sull’impossibilità dell’integrazione. 

Perché dobbiamo avere paura dell'Intelligenza Artificiale


Punto uno: «Gli umani diventeranno sempre meno utili sia sotto il profilo economico che sotto quello militare, di conseguenza il sistema economico e politico cesserà di accordare loro così tanta importanza». Punto due: «Il sistema continuerà a considerare preziosi gli umani, ma non come singoli individui». Punto tre: «Il sistema continuerà a considerare preziosi alcuni singoli individui, ma questi costituiranno una nuova élite di superuomini potenziati, non la massa della popolazione».
Potrebbero essere i parametri di un universo distopico alla Philip Dick, un mondo dominato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale nel quale sfumano anche le tre regole della robotica formulate da Asimov.
Invece sono i pilastri del nuovo paradigma economico e sociale nel quale, secondo lo storico e filosofo israeliano quarantenne Yuval Noah Harari ci apprestiamo a vivere nel XXI secolo. Il suo Homo Deus. Breve storia del futuro, (Bompiani) uscito in Italia nel 2017, best seller globale, dopo il successo di Sapiens, da animali a dei, corre per 400 pagine tra le trasformazione tecnologiche, sociali, economiche e culturali di 75mila anni di storia umana per arrivare a quella ontologicamente più sconvolgente, in corso adesso.