giovedì 25 settembre 2014

Epidemia social street

Volti della Fondazza. Foto di Francesca Bastiani
Era il 4 settembre del 2013 quando Federico Bastiani uscì di casa e incollò il primo volantino sui portici di via Fondazza, Bologna, annunciando la nascita su Facebook di un gruppo rivolto ai residenti della strada, via Fondazza appunto.  Obiettivo: conoscere genitori nel vicinato per trovare compagni di giochi al suo bambino. Un anno, 18 tesi di laurea e 320 social street dopo, Bastiani, giornalista, fa un bilancio, reduce da un dibattito al Senato sul “fenomeno”. «Prima per fare la via Fondazza ci mettevo 5 minuti, ora non meno di 45 minuti tra saluti e chiacchiere - dice Bastiani, che riconosce a Metro un primato - È stato il primo giornale a parlarne e ad avviare il contagio: leggendo l'articolo mi ha telefonato una romana per copiarci». Il contagio ha superato i confini: sono nate social street in Portogallo, Brasile, Nuova Zelanda, Croazia, Germania e  Cile, che si aggiungono alle centinaia presenti nelle città italiane, Bologna in testa seguita da Milano e Roma. Un esercito di 25mila persone che ha usato Facebook per incontrarsi nella vita reale,  costruire relazioni e condividere buone pratiche.

 Cosa facciano le social street lo si capisce dalle news sul sito www.socialstreet.it: passata di pomodoro collettiva in corso Traiano a Torino, baratto in via Pitteri a Ferrara, scambio di vestiti in via Maiocchi a Milano, pic nic e aperitivi un po' dappertutto, arte urbana a Finale Ligure, pulizie di giardinetti e marciapiede, orti collettivi.  Condivisione di cose e opere a chilometro e costo zero. «È la nostra forza - dice Bastiani- niente soldi e solo energia che produce buone pratiche, socializzazione e aiuto reciproco».

 L'evento al Senato rimarca l'interesse della politica per questa realtà: «Nella crisi generale della partecipazione noi siamo l'eccezione. Mi invitano a parlare associazioni che magari hanno soldi, noi zero, ma non partecipazione». Ognuno al suo posto comunque, anche se con il Comune di Bologna si è stipulato un patto di collaborazione per agevolare le attività delle social street, senza incorrere nelle maglie della burocrazia e lo stesso sta avvenendo a Milano.

 Un modello di successo senza gerarchie, un brand, di fatto, su cui vigila lo stesso Bastiani: «Sono solo un garante, il brand è free, non registrato». Prove di emulazione ci sono, come la socialstreetpalermo.it, che però è gestita da un'agenzia di comunicazione, tutt'altra filosofia. E il 20 e il 21 sarà festa grande per l'anniversario della Fondazza: due giorni di musica, cibo e chiacchiere. A costo zero.

“Così Facebook  crea rapporti  sociali reali”

Il sociologo Pierpaolo Donati ha studiato il fenomeno social street.

Incontrare i vicini di casa, sembra un po' l'acqua calda
L'idea è semplice, anzi banale ma il risultato è nuovo: utilizzare internet per collegare le relazioni virtuali con quelle reali nella vita quotidiana, per conoscersi e riconoscersi nella realtà.

Si ribalta l'immagine dei social network che isolano. 
È un esempio virtuoso tra i pochi, perché genera relazioni basate sul dono, l'aiuto e la cura del bene comune, ma soprattutto sul riconoscersi come persone.

Una nuova forma di cittadinanza?
È improprio, perché cittadinanza implica un qualche rapporto istituzionale, mentre qui  l'accento è posto sulle persone, non sui cittadini,  sulle occasioni di incontro  e sulla realizzazione di buone pratiche. Perché la social street sempre si traduce nel prendersi cura di un bene comune, un giardino, un'area degradata, per restituirlo alla socializzazione. 


A Roma tutto partì da un’area degradata


«Siamo partite in due, a marzo, perchè volevamo fare qualcosa per  il quartiere e le sue aree abbandonate, ma non volevamo il solito comitato, perché non è costruttivo. Di solito nasce per denunciare  un problema ma poi non ci mette la faccia per  risolverlo. Delega. Così abbiamo scoperto l'esistenza delle social street e abbiamo aperto il gruppo su Fb».  Simona Barbieri spiega bene la molla del successo della social street del quartiere Fornaci di Roma che ora raccoglie  269 persone. Tra i risultati del gruppo l'adozione di alcune aiuole e spazi verdi, che ha di fatto naturalmente dissuaso i bivacchi di sbandati che prima gravitavano in zona. «Adesso stiamo sistemando le panchine, così gli anziani, che non si vedevano più in piazza, ora possono tornare ad utilizzarle».   Numerosissime le attività social, come gli aperitivi, le camminate collettive, il baratto. «E soprattutto la ricostruzione di un tessuto sociale - sottolinea Barberi - che si traduce nel mutuo soccorso, la condivisione di informazioni sui medici o gli artigiani  o servizi di zona, sullo scambio».

A Milano tra librerie e pic nic metropolitani


La Social street di via Morgagni a Milano è stata una delle prime: nata a dicembre per iniziativa di Francesca Fedeli, ora ha 600 iscritti in continua ascesa. «Avevo letto dell'esperienza della Fondazza, mi è piaciuta e mi sono messa al lavoro». Una delle tante donne all'origine delle social street: «Le donne quando c'è da prendersi cura hanno una marcia in più, poi però gli uomini arrivano». Prima ci sono stati gli aperitivi social  per incontrarsi e decidere cosa fare tutti insieme. Poi la festa di Carnevale per i bambini ai giardinetti. «I baristi  hanno offerto pane e nutella». Secondo successo il Pic Nic alla bocciofila pubblica, che ha permesso di coinvolgere anche gli anziani: «Ognuno ha portato qualcosa, eravamo un centinaio e c'era persino il tavolo glutin free».  Tra gli interventi nel quartiere le littlebooklibrary, cassette dove si lasciano e prendono libri, realizzate ovviamente gratis da un architetto e un artigiano della social street. Prossimo progetto la mappa della memoria: «Alcuni di noi, cercatori di memoria, raccoglieranno racconti e fotografie su via Morgagni dagli anziani, da inserire poi in una bacheca virtuale».

©Riproduzione riservata

Pubblicato su Metro il 18 settembre 2014

domenica 21 settembre 2014

Street art

 Largo La Foppa, Milano. Foto di Paola Rizzi 

L'ho fotografato a luglio in largo La Foppa. Non so se c'è ancora. Ignoravo tutto di questo Street artist   Beast. Mi pare interessante.

Ecco la didascalia