giovedì 27 febbraio 2014

I partiti usa e getta nell'era di twitter



Questa intervista è del 30 aprile 2013, ma non ha perso di attualità


Andrew Keen, guru della Silicon Valley analizza il fenomeno Grillo


L’ Anticristo della Silicon Valley ha l’aspetto di un innocuo cinquantenne dai capelli rossi. Lo scomodo appellativo Andrew Keen se l’è conquistato annunciando l'apocalisse connessa all’era del Web 2.0 e 3.0, riassumibile nella imminente perdita della nostra identità e delle nostre capacità cognitive, sacrificate alla dittatura dei social network e del pensiero breve e occasionale, che da individui ci trasformeranno in insiemi di dati da condividere e soprattutto da vendere e comprare, il vero Big business sotteso alla rivoluzione di Facebook, Twitter e compagnia.

Si sarà fatto pochi amici alla Silicon Valley.

Sono sempre di più, perchè la gente comincia  rendersi conto dei rischi.


Nega un valore democratico dei social network?
Non si può ignorare che in certi casi i social network abbiano favorito certi processi come in Egitto, ma io vedo più i pericoli.

In Italia il principale partito, il Pd, ha faticato ad eleggere il suo candidato presidente, anche perché i deputati erano sommersi di tweet dalla base in disaccordo. Qualcuno ha detto che la tecnologia ha seppellito le ideologie.
La tecnologia è in sè un’ideologia. Tutto il mondo che regge i social netwok è una grande ideologia. In Italia più che altrove, c’è una crisi di legittimità dei partiti e se il sistema è molto debole il web 3.0 diventa centrale e distruttivo.

Esisteranno ancora  partiti forti?
Quello era il mondo del XX secolo. Nell’epoca digitale i partiti vanno e vengono come le start up, sarà un turn over molto rapido  come lo è il ciclo della vita economica  e il sistema politico diventerà un ascensore di movimenti attorno a leader carismatici, come Grillo.

Non crede che sia un fenomeno di lunga durata?
È un movimento senza una vera piattaforma ideologica che come obiettivo si propone la distruzione del vecchio sistema. Quello che è successo qui è un test di come sarà la politica usa e getta, la politica fast food che intercetta gli umori attraverso la rete.

Non ha una buona opinione di Grillo.
Ha i tratti dei leader carismatici, un demagogo nichilista che propugna la trasparenza della rete ma poi è molto opaco, di lui si sa poco. Come del resto di Assange. È il paradosso di questi fenomeni: loro pretendono il controllo dei dati ma nessuno li controlla.

Chi c’è dietro il potere dei social network? Una specie di Spectre?
Di sicuro ci sono enormi interessi: Facebook, Twitter, Linkedin o Google, big  companies da miliardi di dollari grazie al commercio dei nostri dati sono capaci di condizionare fortemente un'opinione pubblica sempre più influenzabile.

Non è troppo tardi per difendere la privacy?
No, dobbiamo essere più consapevoli e responsabili, dobbiamo alfabetizzare i bambini alla gestione dei propri dati personali. Dobbiamo anche imparare a mentire, a gestire il nostro profilo pubblico come una seconda pelle distinta da quello che noi siamo davvero. E poi stop al gratuito: la gente deve capire che in realtà nulla è davvero gratis. Per questo ci vogliono governi capaci di imporre regole per limitare lo sfruttamento dei dati, punendo gli abusi. Persino la tecnologia ci può aiutare: sviluppando app che favoriscano la degradazione dei dati, garantendoci l'oblio.

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Pubblicato su Metro