Questa intervista è del 30 aprile 2013, ma non ha perso di attualità
Andrew Keen, guru della Silicon Valley analizza il fenomeno Grillo
L’ Anticristo della Silicon Valley ha l’aspetto di un innocuo
cinquantenne dai capelli rossi. Lo scomodo appellativo Andrew Keen se l’è
conquistato annunciando l'apocalisse connessa all’era del Web 2.0 e 3.0,
riassumibile nella imminente perdita della nostra identità e delle nostre
capacità cognitive, sacrificate alla dittatura dei social network e del
pensiero breve e occasionale, che da individui ci trasformeranno in insiemi di
dati da condividere e soprattutto da vendere e comprare, il vero Big business
sotteso alla rivoluzione di Facebook, Twitter e compagnia.
Sono sempre di più, perchè la gente comincia rendersi conto dei rischi.
Nega un valore democratico dei social network?
Non si può ignorare che in
certi casi i social network abbiano favorito certi processi come in Egitto, ma
io vedo più i pericoli.
In Italia il principale partito, il Pd, ha faticato ad eleggere il suo
candidato presidente, anche perché i deputati erano sommersi di tweet dalla
base in disaccordo. Qualcuno ha detto che la tecnologia ha seppellito le
ideologie.
La
tecnologia è in sè un’ideologia. Tutto il mondo che regge i social netwok è una
grande ideologia. In Italia più che altrove, c’è una crisi di legittimità dei
partiti e se il sistema è molto debole il web 3.0 diventa centrale e
distruttivo.
Esisteranno ancora partiti forti?
Quello era il mondo del XX
secolo. Nell’epoca digitale i partiti vanno e vengono come le start up, sarà un
turn over molto rapido come lo è il ciclo della vita economica e il
sistema politico diventerà un ascensore di movimenti attorno a leader
carismatici, come Grillo.
Non crede che sia un fenomeno di lunga durata?
È un movimento senza una
vera piattaforma ideologica che come obiettivo si propone la distruzione del
vecchio sistema. Quello che è successo qui è un test di come sarà la politica usa
e getta, la politica fast food che intercetta gli umori attraverso la rete.
Non
ha una buona opinione di Grillo.
Ha i tratti dei leader carismatici, un
demagogo nichilista che propugna la trasparenza della rete ma poi è molto
opaco, di lui si sa poco. Come del resto di Assange. È il paradosso di questi
fenomeni: loro pretendono il controllo dei dati ma nessuno li controlla.
Chi
c’è dietro il potere dei social network? Una specie di Spectre?
Di sicuro
ci sono enormi interessi: Facebook, Twitter, Linkedin o Google, big
companies da miliardi di dollari grazie al commercio dei nostri dati sono
capaci di condizionare fortemente un'opinione pubblica sempre più
influenzabile.
Non è troppo tardi per difendere la privacy?
No,
dobbiamo essere più consapevoli e responsabili, dobbiamo alfabetizzare i
bambini alla gestione dei propri dati personali. Dobbiamo anche imparare a
mentire, a gestire il nostro profilo pubblico come una seconda pelle distinta
da quello che noi siamo davvero. E poi stop al gratuito: la gente deve capire
che in realtà nulla è davvero gratis. Per questo ci vogliono governi capaci di
imporre regole per limitare lo sfruttamento dei dati, punendo gli abusi.
Persino la tecnologia ci può aiutare: sviluppando app che favoriscano la
degradazione dei dati, garantendoci l'oblio.
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Pubblicato su Metro