Lucia Annibali è una
persona radiosa. Passare un po’ di tempo con lei vuol dire fare scorta di
energia positiva e di grazia. Una specie di incantesimo che ha trasformato
questa donna vittima di una violenza terribile in una messaggera di ottimismo e
coraggio. E di umorismo. C’è una Lucia 1 e poi c’è la Lucia 2, la regina di Acilandia come si è
definita lei, quella nata dopo il 16 aprile 2013, quando due sicari mandati
dall’uomo che aveva lasciato, Luca Varani, le hanno rovesciato in faccia
dell’acido sul pianerottolo della sua casa a Pesaro. Ora, quasi tre anni e 16
interventi dopo, Lucia, a Milano per ricevere il premio Campione destinato a persone che si sono distinte per
attività sociali e di solidarietà, è soddisfatta: «Ho capito subito, in
ospedale, che la Lucia di prima non c’era più e non sarebbe tornata, ora c’è
questa e adesso mi piace ma c’è ancora da lavorare e ritoccare qualcosa qua e
là. Certo sono un po’ stanca, perché c’è da sopportare molto dolore».
Dove trova la forza?
Ce
l’avevo anche prima, ci vuole molta determinazione e caparbietà per non
soccombere. Bisogna accettare quello che è successo e andare avanti.
Lei ha detto in più occasioni
che ora si piace di più.
In un certo senso è stato un evento catartico che mi ha cambiato in
meglio, ho ripreso in mano la mia vita. Prima ero più debole. Ora sono forte.
Fin dall’inizio ha respinto il
ruolo di vittima.
Vittima lo sono dal punto di vista giudiziario. Ma non lo voglio essere nella
vita, certo dipende dalle risorse personali, dalle persone che hai intorno. Io
sono fortunata.
Lei ha trasformato la sua
vicenda in un’occasione per condurre una battaglia contro la violenza di
genere. Va molto nelle scuole a parlare con i ragazzi, nelle carceri. In un
libro ha raccontato la sua storia di non amore. Come ci si difende dal non
amore?
Con l’autostima, la fiducia in se stessi. Per me è così.
I ragazzi come rispondono?
Sono molto attenti, mi fanno domande, mi scrivono, ricevo moltissime lettere.
Ai ragazzi bisogna insegnare con l’esempio a non essere delle persone
sbagliate.
Lei è impegnata anche a dare sostegno
agli ustionati nel centro di Parma e si è incontrata con Stefano Savi, il
ragazzo sfigurato dalla coppia dell’acido, e con i suoi genitori (mentre
parliamo riceve una telefonata molto affettuosa dal padre Savi ndr).
Quello
che faccio è raccontare il mio percorso, spiegare che bisogna accettarsi e che
ci vuole tempo, dolore e pazienza, ma poi i risultati ci sono, senza
perdersi d’animo.
Secondo lei la legge sullo
stalking funziona?
Sì, come tutte le leggi può essere perfezionata. Ma purtroppo questi eventi
sono legati alla persona, a volte questi soggetti sono imprevedibili, non hanno
limiti, non rispettano i divieti.
Non fece in tempo a denunciare,
sarebbe cambiato qualcosa?
Non
vivo di se, ma la denuncia comunque dal punto di vista penale è importante
perché lascia una traccia.
Lei è avvocato, tornerà ad
esercitare?
Fa parte della mia vecchia vita. Ora voglio impegnarmi a continuare il lavoro
che sto facendo per gli altri, non so ancora bene come, ma questa è la mia
strada, ho scoperto di avere questa capacità.
Le è stato proposto di entrare
in politica, la attira?
Non so, vedremo. Ora no.
Pensa mai a chi le ha fatto
questo?
Per
forza, ma il meno possibile, ci devo pensare in termini giudiziari.
A maggio ci sarà il giudizio in Cassazione.
Varani, condannato a 20 anni
come mandante, comparirà nella trasmissione Storie Maledette di Franca Leosini.
Non ha mai ammesso le sue responsabilità nè ha mai chiesto perdono a Lucia.
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Pubblicato su Metro il 21 gennaio 2016