
Ogni pietra ha inciso il nome di un deportato nei lager, data di nascita, data di deportazione, data di morte, e viene collocata davanti al portone dell’ultimo domicilio conosciuto. Alcune sono dedicate ai sopravvissuti. Le pietre sono ormai 65mila e fissano con i nomi e cognomi delle vittime lo sterminio di ebrei, zingari, disabili, oppositori politici, omosessuali, la maggior parte in Germania, poi in Austria, Belgio, Olanda, Ungheria, Italia, Ucraina, Repubblica Ceca, Spagna, Russia, Francia, Svizzera, Grecia: «Nel 2017 sono stato in giro 270 giorni, un’auto mi dura al massimo tre anni» dice Demnig. Il 30 ottobre 2017 è stata installata la prima pietra di inciampo al di fuori dell'Europa, di fronte alla scuola Pestalozzi di Buenos Aires per commemorare i bambini costretti a fuggire dall'Europa tra il 1933 e il 1945. L'idea l’ha avuta un ex studente della scuola, che aveva assistito alla posa di una pietra per i parenti a Costanza.