Simona aveva denunciato il suo carnefice per stalking, ma non è bastato a salvarla dall’uomo che a Vercelli le ha dato fuoco nella sua auto. Anche Marisa aveva denunciato il marito da cui voleva separarsi, perché la minacciava: il 3 febbraio lui l’ha uccisa a coltellate. «Secondo i dati Eures relativi al 2018 le donne vittime di femminicidio nel 42,9% dei casi avevano presentato una denuncia. È un dato molto preoccupante su cui bisogna intervenire a livello legislativo, per agire presto con misure di prevenzione». Di questo è andato a parlare ieri in commissione Giustizia alla Camera, dove sono al vaglio diversi disegni di legge sui reati contro le donne, Fabio Roia, 59 anni, presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Milano, il magistrato che si occupa di violenza di genere, stalking, femminicidio dagli anni ‘90. Tempi in cui, come racconta nel suo libro “Crimini contro le donne. Politiche, leggi e buone pratiche” (Franco Angeli) si era sentito dire da un uomo che stava interrogando: «Ma dottore, non sapevo che fosse un reato picchiare la propria moglie».
“Secondo i dati Eures
relativi al 2018 le donne vittime
di femminicidio nel 42,9%
dei casi avevano presentato
una denuncia”
Ancora nel 2019 nemmeno denunciare salva la vita delle donne, com’è possibile dottor Roia?
«Manca una trattazione adeguata della denuncia, non c’è ancora un approccio professionale da parte degli operatori, spesso si tende a confondere la violenza con il conflitto famigliare, si perde troppo tempo esercitando di fatto una nuova forma di violenza sulla vittima».
«Manca una trattazione adeguata della denuncia, non c’è ancora un approccio professionale da parte degli operatori, spesso si tende a confondere la violenza con il conflitto famigliare, si perde troppo tempo esercitando di fatto una nuova forma di violenza sulla vittima».