giovedì 1 novembre 2018

Bentivogli: «Formazione continua per l'operaio 4.0»




Con l’auto che si guida da sola sparirà il tassista, con i droni i fattorini, ma nasceranno gli Ai trainer, i coach di chatbot e assistenti virtuali. E il metalmeccanico diventerà una figura smart e ipercompetente. Ma le parole magiche perchè la rivoluzione del lavoro 4.0 vada a buon fine sono formazione continua e riqualificazione


Marco Bentivogli, segretario della Fim Cisl, nel sindacato è uno dei pochi che sembrano non temere gli effetti collaterali in termini di perdita di posti di lavoro della rivoluzione in corso, ci spiega perché?
«Perché in Italia è l’assenza di investimenti in tecnologia che ha creato disoccupazione. L’esatto opposto della vulgata dei pubblicisti tecnofobi che usano i numeri di Mc Kinsey basati su stime e ipotesi che si rifanno ai parametri degli anni ‘70. Tutti gli accordi sindacali che abbiamo fatto per riportare lavoro in Italia si sono basati su 3 ingredienti: tecnologie abilitanti, investimenti in competenze e nuova organizzazione del lavoro. Quando una nuova tecnologia arriva, cancella alcune mansioni, l’intervallo di rigenerazione di quelle nuove è tanto più breve quanto si più si agisce d’anticipo. Certo, la partita è aperta ma il lavoro non finirà, cambierà: ancora non sappiamo il nome del 65% dei lavori che faranno i bambini che oggi sono alle elementari».


A breve però vediamo robot e algoritmi che ci tolgono il lavoro e app che diventano datori di lavoro  vedi la gig economy dei riders. Come contrastare tutto questo?
«La tecnologia porta con se i valori di chi la progetta. Dietro ad un robot, ad una app e ad un algoritmo ci sarà sempre una persona. L’intelligenza artificiale sostituisce lavori a schemi prefissati o al massimo su evoluzione di essi. Siamo sicuri che cancellare il lavoro di routine sia un problema? Per me è una grande sfida per umanizzare il lavoro. Per il lavoro “degno”di cui parla Papa Francesco».

Come sarà il metalmeccanico nell’Industria 4.0?
«Sarà professionalizzato, competente, lavorerà su skills completamente nuovi. Le imprese dovranno capire che le fabbriche intelligenti (le smart factory) senza lavoratori non funzionano».


A questa rivoluzione sembriamo arrivare tutti  un po’  impreparati: lavoratori, datori di lavoro, decisori politici. Come superare il gap?
«Innanzitutto comprendendo che siamo di fronte al “secondo balzo in avanti dell’umanità”, con la macchina a vapore si diede impulso al superamento della forza fisica delle persone, ora vedremo cose impensabili per quello che riguarda le capacità mentali. Qualcuno si spaventa e agisce sulla paura, noi preferiamo la consapevolezza perché è il primo passo per orientare il cambiamento verso la centralità dello sviluppo umano. Bisogna puntare sulle competenze, spendiamo l’1% in meno della media europea e la metà della Germania e spesso li spendiamo malissimo. Il diritto soggettivo alla formazione per tutta la vita, in qualsiasi rapporto di lavoro è il diritto al futuro e su questo il sindacato deve incentrare le sue battaglie. Nel contratto siamo riusciti ad inserire il minimo di 8 ore di formazione. È poco ma è qualcosa. In Italia una volta usciti dalla scuola si smette di formarsi».

©Riproduzione riservata  

Pubblicato su Metro il 3 luglio 2018

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